I Senatori e l’assenteismo

Oggi, mentre siamo ancora intenti a discutere di Elton John a Sanremo, o siamo impegnati nell’attesa del big-match di stasera, esce una notizia che dovrebbe fare molto rumore e invece, almeno per ora, è lì, come se  fosse una cosa normale.

Il Presidente del Senato apre una inchiesta interna sui Senatori (quelli che paghiamo profumatamente per rappresentarci, quelli per i quali facciamo la fila alle elezioni) che si “dimenticano” il tesserino inserito nella casella che hanno davanti al loro scranno. Questo è il sistema che serve per decretare la presenza del Senatore della Repubblica al suo posto di lavoro, ma è anche quella che determina la possibilità di godere della “indennità di trasferta” anche per chi risiede nella Capitale (!!), e quindi di arrotondare pesantemente il già lauto stipendio con una diaria NETTA che può arrivare a 3500€/mese e che viene decurtata di circa 250€ per ogni assenza. E loro cosa fanno? Si “dimenticano” i tesserini inseriti, quindi risultano presenti anche se non lo sono. E saranno poi i Commessi del Senato a raccogliere le tessere e riconsegnarle ai titolari. Notizie di stampa dicono che sono parecchie decine i tesserini dimenticati, non due o tre.

E allora mi viene da dire che, se questo risultasse vero, bene ha fatto il Governo Renzi a cancellare il Senato, perché se questo è il modo attraverso il quale una parte (certo, non tutti) di questi privilegiati signori presta servizio alla Nazione è giusto togliere la sedia da sotto il loro strapagato sedere. Visto, però, che abbiamo fatto tanto casino (giustamente) per un vigile urbano in mutande, cosa dovremmo fare per questi qui? Aspettiamo l’esito dell’indagine interna, se mai ce lo diranno, ma poi andiamo tutti insieme davanti al Senato a protestare civilmente ma vigorosamente per questo furto di Stato? Ci troviamo in 300.000 al Circo Massimo o a piazza San Giovanni per manifestare? Li mandiamo a casa in modo chirurgico, cioè uno per uno quelli che si sono macchiati di questo furto ai danni dello Stato?

Ah, no, le piazze le occupiamo solo per i concerti o per manifestare su un decreto legge che quasi nessuno ha letto.

Che strano Paese che siamo.

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