La Terra brucia. L’Amazzonia è ora sul palco centrale, Sud-Est asiatico e Africa centrale dietro le quinte. Ma i tweet del G7, al teatro dell’ipocrisia, non spengono certo i fuochi.
Per fermare i piromani bisogna guastare i business plan dei ruralistas e dei palmocrati, arrestando la domanda di soia OGM e olio di palma. #Buycott!
Tutti contro Capitan Motosega, ma solo nei tweet. Il G7 dell’ipocrisia
L’attenzione alla biodiversità da parte dei leader del G7 è solo una scena improvvisata, al teatro dell’ipocrisia. L’Amazzonia in fiamme è un’occasione d’oro per esibire la maschera umanoide di quei capi di Stato che da anni perseguono politiche disumane. Sempre a servizio delle élite finanziarie e a discapito delle popolazioni del pianeta.
Le critiche a Jair Bolsonaro – alias Capitan Motosega o ‘il Nero’ (color di fascio e di cenere) – sono solo tweet. Letteralmente, cinguettii. Dopo le brevi esternazioni del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, è stato il turno di Emmanuel Macron. Il presidente di turno del G7 di Biarritz ha accusato Bolsonaro di ‘aver mentito’ nel minimizzare le preoccupazioni sui cambiamenti climatici al vertice G20 di Osaka, il 28-29.6.19. Come se nessuno mai avesse saputo, prima di fine giugno, delle rapine delle terre e deforestazioni fomentate da Capitan Motosega (!).
Il presidente francese ha annunciato che ora, ora sì la Francia si opporrà alla ratifica del trattato tossico tra l’Unione europea e i paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay). La migliore idea finora udita da Emmanuel, che speriamo davvero mantenga la promessa. Salvo ricordare che proprio i suoi adepti, il 23.7.19 alla ‘Camera bassa’ di Parigi, si sono prodigati alla ratifica del CETA, altro trattato tossico non meno problematico anche sul fronte della bioetica.
La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha plaudito all’invito dell’omologo francese di inserire nell’agenda del G7 di Biarritz la questione degli incendi in Amazzonia. Senza neppure far cenno all’accordo EU-Mercosur che, guarda caso, rappresenta una priorità per l’industria automobilistica tedesca. L’autostrada in Amazzonia potrà venire percorsa in Volkswagen e Mercedes esportate senza dazi, niente di meglio per la grande Germania (!). Anzi, gli Stati membri del G7 si sono già accordati sull’importo degli aiuti a medio termine per la velleitaria ‘riforestazione’ di qualche striscia di terra, magari proprio ai lati della rodovia (autostrada) amazzonica che il Nero Bolsonaro ha già programmato.
Germania e Norvegia hanno poi sospeso le donazioni al fondo governativo brasiliano per la conservazione della foresta amazzonica. Un tocco di cosmesi, sempre utile a rabbonire i seguaci di Greta Thunberg in quei Paesi che le sono geograficamente vicini. Senza dimenticare che la Germania è il leader europeo nelle emissioni di gas-serra – con il 40% dell’energia prodotta in centrali a carbone – che sono tuttora molto distanti dagli obiettivi di riduzione stabiliti in UE.
Il Nero contro gli alleati economici, sempre e solo sui tweet
L’ironia nelle risposte via tweet di Jair Bolsonaro, il Nero, ai suoi alleati economici occidentali è rivelatrice della superficialità di uno scontro solo apparente. Le prospettive di crescita degli affari economici – basate sull’esportazione di soia OGM, olio di palma e carni prodotte in Amazzonia, Cerrado e Gran Chaco in via di deforestazione accelerata – sono infatti fiorenti.
Il Nero continua a schernire i suoi grandi partner economici, con i quali proprio il 28.6.19 ha concluso il più importante trattato di libero scambio mai realizzato dai Paesi Mercosur e dall’Unione Europea. Tutti sapevano dei disastri in corso, come sapevano del cataclisma pesticidi. In Sud-America come in Canada, in USA e nell’Europa stessa, il monopolio delle Big 4 procede a gonfie vele.
La retorica sull’approccio neo-colonialista francese e la mancata protezione delle balene in Norvegia, la battuta maschilista sulla première dame di Parigi lasciano il tempo che trovano, al teatro dell’ipocrisia. E sono note sia l’origine dolosa, sia il movente economico degli incendi che da mesi imperversano in Sud America. Devastare foreste per fare spazio alle colture di soia OGM, olio di palma e allevamenti intensivi destinati a nutrire il mercato globale.
I trattati tossici conclusi e negoziati dalla Commissione Juncker, del resto, neppure riferiscono alla sostenibilità socio-ambientale, ai diritti umani e dell’ambiente. Né tantomeno, ça va sans dir, al principio di precauzione. Le nubi tossiche, frattanto, hanno oscurato pure il cielo della metropoli di São Paulo, a 2.300 km dagli incendi, nell’apocalisse latinoamericana.
Brasile, deforestazioni e reazioni internazionali
L’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (INPE) – che insieme alla NASA e al Programma Copernicus dell’ESA vigila sulla deforestazione amazzonica – riporta i dati del satellite AQUA. Evidenziando come, dall’inizio del 2019, si siano registrati 76.720 incendi in tutto il Brasile. +84% rispetto al 2018, +88% nel solo mese di giugno quando veniva siglato l’accordo EU-Mercosur.
La Cina – che pure, sotto la guida di Xi Jinping, ha raggiunto la leadership globale non solo nell’economia, ma anche nella riforestazione dei propri territori – non ha ancora assunto posizione sull’ecocidio globale in atto. Che va attribuito, si sottolinea, alla soia OGM del Sud-America ma anche all’olio di palma. Due commodities a tutt’oggi essenziali per l’Impero di Mezzo che ancora dipende dalle forniture estere, pur potendo giovare della più grande area coltivabile del pianeta (12,68% sul totale, dati World Bank 2015). La sovranità nazionale sul soyalism è dunque l’unica speranza.
La Via Campesina è l’organizzazione internazionale più determinata nell’affermare i diritti dei contadini e delle comunità rurali. Via Campesina Brazil, Movimiento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra in testa, alza la voce. Le rapine delle terre e deforestazioni in atto devono venire fermate e punite in quanto crimini internazionali contro l’umanità.
‘Dopo quasi due decenni di riduzione della deforestazione, l’attuale presidente e il suo ministro dell’ambiente, Ricardo Salles, hanno pronunciato un discorso violento contro la legislazione brasiliana e i meccanismi di conservazione ambientale. Aumentando allo stesso tempo la persecuzione e la criminalizzazione delle popolazioni che storicamente proteggevano i biomi brasiliani, famiglie contadine e popolazioni indigene.’ (Movimiento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra, comunicato stampa 23.8.19.
Il Vaticano ha organizzato il Sinodo dei vescovi per la regione pan-amazzonica, dal 6 al 27.10.19. Papa Francesco, che già aveva affrontato questi temi nell’enciclica Laudato Si’, augura che la Chiesa assuma un volto amazzonico. I gesuiti lavorano su più fronti in Bolivia, Brasile, Perù. Nelle scuole, per condividere il valore unico e irripetibile della natura da preservare. Ma anche per aiutare le popolazioni indigene a tutelare le proprie tradizioni, a partire dalle lingue locali.
La Finlandia è l’unico Paese al mondo ad avere adottato una decisione coerente agli obiettivi di salvaguardia del pianeta. Il ministro dell’agricoltura e delle foreste Jari Leppa ha infatti dichiarato l’impegno di liberare il proprio Paese dalle importazioni di soia al più tardi entro il 2025. A tal fine, gli agricoltori locali saranno incentivati a espandere su ulteriori 80 mila ettari le coltivazioni di varie fonti proteiche (incluse avena, piselli e colza). Dopo che la ministra delle Finanze Mika Lintila, la settimana scorsa, ha introdotto l’ipotesi di vietare le importazioni di carni brasiliane.
Bolivia, altri incendi in nome di soia, palma e canna da zucchero
Evo Morales, presidente della Bolivia, è a sua volta intervenuto il 25.8.19 su Twitter per ringraziare i cinguettii di Emmanuel Macron al G7. Ha finalmente dichiarato l’emergenza nazionale e propone un incontro all’Assemblea Generale dell’ONU, ove decidere un piano di ‘azioni concrete’ da intraprendere per proteggere l’Amazzonia. Alcuni governi di ispirazione bolivariana – Bolivia, Ecuador, Venezuela – hanno tra l’altro inserito la protezione dell’ecosistema, nelle carte costituzionali dei rispettivi Paesi. Sebbene lo stesso Morales, ora sotto campagna elettorale, abbia subito feroci critiche anche da parte della comunità campesina.
‘Tutta la devastazione è il risultato di una politica economica irrazionale di espansione delle monocolture (soia e canna) e di una maggiore estensione del bestiame.’ (Coordinadora Nacional de Defensa de Territorios Indígenas Originarios Campesinos y Areas Protegidas, Contiocap, Bolivia)
1 milione di ettari di foreste naturali è già bruciato in Chiquitania. Una delle regioni più floride e prospere della Bolivia, assieme al Gran Chaco e l’Amazzonia. Anch’essa, inevitabilmente vittima delle brame dei coltivatori di soia, palma e canna da zucchero.
#Buycott! Soia OGM e olio di palma, carni americane, #Basta!
Égalité e GIFT (Great Italian Food Trade) portano avanti la campagna #Buycott! Soia OGM e olio di palma, carni americane. L’interruzione drastica della domanda internazionale di queste merci – prime cause a livello planetario di rapina delle terre (land grabbing) e deforestazioni – costituisce la soluzione più immediata agli abomini sulle comunità umane e sull’ambiente. Noi tutti siamo responsabili di immani tragedie che perdurano da anni e solo oggi emergono nella loro diffusa gravità, senza che nessuna forza politica abbia alzato un dito per affrontarle.
Diciamo ora #Basta! Rifiutiamoci con determinazione e coerenza di partecipare a queste filiere sanguinarie e incendiarie, astenendoci in modo rigoroso e coeso dall’acquisto di ogni prodotto – alimentare e non – che contenga olio di palma. Pretendiamo che gli allevamenti italiani ed europei interrompano le forniture di soia OGM, chiedendo ai produttori di alimenti di origine animale (carni, uova, latticini) di offrire adeguate garanzie a tale preciso riguardo. Acquistiamo i soli prodotti di origine animale che derivano da filiere zootecniche garantite ‘100% senza OGM’. #NonInNostroNome, #NotInOurNames. #Iovotocolportafoglio!
Ai nostri pavidi politici, che nemmeno al G7 hanno osato un pur inutile tweet, sollecitiamo le proposte già rivolte al costituendo governo italiano. A partire dall’inversione di rotta sui trattati tossici (CETA, EU-Mercosur, TTIP in fieri), e l’adozione di misure concrete per il rilancio di filiere agroalimentari davvero sostenibili. Alle rappresentanze di filiera, ‘from seed to fork’ e ‘from feed to fork’, chiediamo coerenza agli obiettivi dichiarati e agli interessi dei consumatori. Trasparenza e strategie di lungo termine, orientate verso le generazioni a venire anziché alle scadenze elettorali. E la benedetta società civile, si faccia sentire perfavore, Buycott!
#Égalité!
Dario Dongo