Uso questa immagine che sta girando sui Social per affrontare, per l’ennesima tristissima volta, la questione della violenza.
La foto è quella (almeno pare) di un negozio della provincia di Roma che, per fare pubblicità alle scarpe che si vedono, usa un corpo femminile che, a quanto pare, dovrebbe simulare una donna stuprata o qualcosa di simile. Pare che, poi, il negozio si sia dissociato dalla pubblicità, ma il problema non è quello. E non è quello perché qualcuno quella idea l’ha avuta, ha pubblicato la foto e, probabilmente, in assenza di “rumor” dei social, anche i titolari del negozio avrebbero approvato l’uso di questa immagine che a me pare semplicemente disgustosa.
Ora, avere in giro questa pubblicità negli stessi giorni in cui si contano nel nostro Paese almeno tre assassinii di donne, perpetrati da uomini gelosi o semplicemente folli, è davvero significativo, ovviamente in senso negativo. Perché, e qui mi ripeto, non è la disquisizione semantica sui termini al maschile o al femminile, non è il fatto di pensare bene o male delle donne, qui il problema è che siamo ancora profondamente sessisti. Lo dimostra anche il modo in cui un parlamentare italiano tratta una figura istituzionale, che puoi condividere o meno, ma che non puoi insultare perché donna. Poi, anche io non la ritengo un buon Presidente della Camera, ma non in quanto donna, ma solo perché inadeguata al ruolo, né più e né meno di tanti uomini che su quello scranno l’hanno preceduta e la seguiranno.
Tre donne uccise in vario modo sono solo quello che emerge da una società che, ancora oggi, considera che una ragazza in minigonna “in fondo un po’ se la è cercata, dai…”, fino a che non succede a qualcuno vicino a noi, e allora tutti a urlare al sessismo e alla violenza inaudita. Purtroppo molte donne giustificano i loro “ex qualcosa” e a volte ci restano proprio, perché “sai, era nervoso”, “forse è anche colpa mia”, “vedrai che cambia perché me lo ha giurato”, e altre scemenze del genere. Donne, liberatevi dai sensi di colpa e dalla sindrome della crocerossina, se uno vi mette le mani addosso una volta, lo rifarà, statene certe. Anche io ho avuto liti violente, ma mai e poi mai mi sarei sognato di mettere le mani addosso a qualcuno, magari ci avrà rimesso una porta, o un muro, ma mai e poi mai le mani addosso. E io non sono migliore degli altri.
Forse si dovrebbe ripensare la politica del sostegno alle donne (e perché no, anche ai bambini) che subiscono atti violenti in famiglia, dando supporto a chi ha deciso di occuparsi di loro, alle case-famiglia, ai consultori familiari, a tutta quella rete di sostegno che c’è ma che emerge poco e male, perché non fa parte del mondo del Mulino Bianco, quello dove tutti sorridono e vanno al lavoro felici (nel latte probabile presenza di sostanze ad azione psicotropa). Bene, il mondo vero non è quello lì, e dovremmo tutti pensarci, non per sentirci ipocritamente colpevoli quando ci troviamo a leggere di donne arse vive o accoltellate, ma facendo ognuno la propria parte nel cambiare una mentalità insensata e retrograda.
Lo si può fare anche sotto l’ombrellone.