‘Ultima’, inganni in etichetta di cibi per cani e gatti, denuncia all’Antitrust di Dario Dongo

Prosegue la rassegna dei bidoni sul pet food. Dopo la clamorosa frode sui ‘monoproteici’ rivelata dall’Università di Padova, è ora di affrontare l’inganno di ingredienti reclamati ma presenti solo in tracce. Great Italian Food Trade segnala all’Antitrust alcune etichette di Affinity Petcare SA, marchio ‘Ultima’.

Pet food, un mercato in crescita non privo di insidie

Il mercato degli alimenti per animali da compagnia ha raggiunto in Italia miliardi di euro, nel 2017, per un totale di 573.940 tonnellate. Con un trend promettente, +3,8%in valore e +2,4% in volumi rispetto all’esercizio precedente.Tale successo ha stimolato uno scenario competitivo dinamico e complesso, ove non di rado gli operatori provano ad affermare i loro prodotti ricorrendo a pratiche di dubbia legittimità.

Le etichette del pet food risultano spesso insidiose – per non dire, ingannevoli – per quanto attiene a immagini e testi, denominazioni dei prodotti e dei loro componenti, fondatezza dei claim nutrizionali e salutistici. Oltreché con riguardo all’indicazione della quantità degli ingredienti evidenziati in etichetta (c.d. QUID, Quantity of Ingredients Declaration). .

Pet food, etichette e pubblicità, le regole da applicare

Il Codice del Consumo, in termini generali, vieta il ricorso a pratiche ingannevoli in etichettatura e pubblicità di beni e servizi. (1) In particolare, è considerata ingannevole ogni pratica commerciale che contenga informazioni non rispondenti al vero o che comunque – sebbene in apparenza corretta – risulti idonea a indurre in errore il consumatore medio su uno o più elementi (tra i quali la natura e la composizione del prodotto) in grado di influenzare la sua scelta d’acquisto. Tenuto conto non solo delle specifiche notizie offerte, ma anche della loro presentazione complessiva.

IGeneral Food Law, del resto, prescrive che ‘l’etichettatura, la pubblicità e la presentazione degli alimenti o mangimi, compresi la loro forma, il loro aspetto o confezionamento, i materiali di confezionamento usati, il modo in cui gli alimenti o mangimi sono disposti, il contesto in cui sono esposti e le informazioni rese disponibili su di essi attraverso qualsiasi mezzo, non devono trarre in inganno i consumatori(2)

Iregolamento (CE) n.767/2009, nello specifico, ha esteso il principio di non-ingannevolezza all’immissione sul mercato e all’utilizzo dei mangimi per animali non destinati alla produzione di alimenti. Prescrivendo, in particolare, che l’etichettatura e la presentazione dei mangimi non inducano l’utilizzatore in errore:

a) riguardo alluso previsto o alle caratteristiche dei mangimi, in particolare, la loro natura, il metodo di fabbricazione o di produzione, le proprietà, la composizionela quantitàla durata, le specie o le categorie di animali cui sono destinati;

b) attribuendo ai mangimi effetti o proprietà che non possiedono oppure lasciando intendere che i mangimi possiedono caratteristiche particolari benché tutti i mangimi comparabili posseggano queste stesse caratteristiche; o

c) riguardo alla conformitàdelletichettatura al catalogo comunitario e ai codici comunitari di cui agli articoli 24 e 25.’ (3)

Le informazioni volontarie in etichetta dei mangimi, di conseguenza, possono richiamare la presenza o assenza di una data sostanza – ovvero una specifica caratteristica nutrizionale, processo o funzione correlata – purché siano rispettate le seguenti condizioni:

a) l’allegazione è oggettiva, verificabile dalle autorità competenti e comprensibile per lutilizzatore dei mangimi; e

b) la persona responsabile delletichettatura fornisce, su richiesta dell’autorità competente, una prova scientifica dellallegazione, mediante riferimento ai dati scientifici pubblicamente accessibili o a ricerche documentate effettuate dalla società.’(4)

Ultima’, inganni in etichetta dei cibi per cani e gatti. La nostra segnalazione all’Antitrust

Ultima’ è il marchio utilizzato da Affinity Petcare S.A.per la vendita di un’ampia gamma di pet food16 prodottidestinati ai cani, 12 per i gatti. Le loro etichette appaiono tuttavia idonee, in alcuni casi almeno, a indurre in errore il consumatore circa l’effettiva natura dei mangimi e dei loro ingredienti.

Great Italian Food Trade si è perciò rivolta all’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM, c.d.Antitrust), chiedendo di fare luce su talune pratiche commerciali di cui si dubita la correttezza. In considerazione sia del risibile contenuto di ingredienti evidenziati nella rappresentazione grafica delle etichette, sia di indicazioni nutrizionali e salutistiche che appaiono infondate. Alcuni esempi a seguire.

Cibo per cani Adult Mini Pollo’, (All. 1). Il ‘pollo fresco’ raffigurato sulla confezione rappresenta invero il 4% del prodotto, sotto forma di ‘cosce’. Il restante 18% del ‘pollo’ sarebbe invece costituito da ‘proteine disidratate di pollame’ non identificato (sottoprodotti della lavorazione del tacchino, ad esempio).

L’inganno raggiunge il colmo nella suggestione della presenza di frutta e verdura. Come le mele verdi intere, a fronte di uno 0,35% di polpa di mela disidratata. La carota (disidratata, 0,35%), il broccolo (0,15%), i ribes rossi (0,01%). Con l’aggravante del claim nutrizionale ‘Frutta e verdura fonti naturali di vitamine, minerali e antiossidanti. Aiutano a rafforzare le difese immunitarie’. Quale frutta e verdura, lo 0,86% di sostanze disidratate nel prodotto? Ridicolo e fuorilegge.

I cibi per gatti ‘Ultima’ sono altrettanto equivoci, un eufemismo, nel presentare gli ingredienti. ‘Sterilizzati Adulti Salmone’, per citarne uno, mostra in etichetta un trancio di salmone fresco senza tuttavia specificare quale trasformazione abbia subito la materia prima, presumibilmente non fresca. Parimenti dicasi per le altre referenze della linea (pollo, trota e manzo).

Frutta e verdura fresca si vedono solo in foto, su ‘Ultima Nature Adult Pollo’ e ‘Ultima Nature Adult Sterilizzati Salmone’ (All. 3 e4), ad esempio. Con l’ingannevole e insostanziato vanto di beneficio nutrizionale e salutistico, a cui però corrispondono quantità del tutto irrilevanti (meno di un punto percentuale) di ingredienti disidratati.

Si attende con fiducia l’intervento dell’Antitrust. Magari anche quello delle Autorità deputate al controllo pubblico ufficiale, su un settore ove l’illegalità ancora domina gli scaffali.

Dario Dongo

Fonte: www.greatitalianfoodtrade.it

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