Da ragazzino vivevo in un paese di provincia, piccolo, in montagna, dove c’erano un sacco di personaggi “strani”, che noi ragazzini andavamo a disturbare spesso e in molti modi, anche perché d’inverno non c’era davvero quasi nulla da fare. Sempre però evitando la violenza, sia fisica che verbale.
Ma c’era una cosa che ci faceva “paura”: era il paese, erano le persone normali che, se ci vedevano dare fastidio a questi personaggi, ci dicevano in faccia:”Smettila, o lo vado a dire a tuo padre!”, poi lo facevano sul serio. E allora ci passava la voglia di prendere in giro quelli lì.
Questa piccola premessa per dirvi la mia sulla questione di Manduria, dove Antonio è stato perseguitato pare per molto tempo, picchiato, seviziato, derubato, da una banda di piccoli dementi che oggi hanno avuto anche la possibilità di “fare i grandi” riprendendo le loro gesta eroiche con i cellulari e condividendo sul loro gruppo di whatsup quelle fantastiche giornate per andare a prendere in giro “il matto”.
Non voglio entrare nel merito stretto della vicenda, lo farà la Magistratura (almeno spero), ma vorrei riflettere un secondo sui tanti “matti di Manduria” che ci sono in giro, e che ci sono sempre stati, sono sempre stati presi in giro, ma raramente picchiati fino a morire in una solitudine spaventosa, reietti da tutti e ignorati dalle Autorità che solo adesso rivelano di avere avuto segnalazioni che però non hanno portato a nulla.
Credo si possa dire che esiste ormai una linea di demarcazione netta tra “noi” e “loro”, dove “noi” sta per chi vede, passa e fa finta di non vedere e i “loro” sta per quella massa nemmeno tanto piccola di persone che vivono ai margini di tutto, ma che ci sono e che non è giusto ignorare.
Uso molto spesso la Stazione Termini di Roma, coacervo degli homeless, dei barboni, dei poveri che si radunano lì davanti ai tavolini della Caritas quando vengono distribuiti pasti e bevande, ma che poi tornano in un anonimato fatto di cartoni, di stracci, di piccoli furti ma forse anche di grandi soprusi da parte di chi vive la loro presenza come un fastidio, una devianza rispetto alla normalità da Mulino Bianco che ci circonda.
E temo che spesso anche i genitori (ad esempio, quelli di Manduria) facciano finta di non vedere e di non sentire, perché in fondo “quello là è solo un matto”, uno che vive da solo, con i quattro soldi di una pensione sociale (ammesso che l’avesse), uno da cui stare lontani o, peggio, uno da prendere in giro picchiandolo selvaggiamente in mezzo alla strada. “Possibile che con tutta la gente che c’è, devi sempre venire da me?”, la frase che si sente in uno dei video degli “eroi” di questa bravata, agghiacciante. E possibile che di tutta quella gente che c’è, nessuno abbia visto, sentito, assistito a nulla? Possibile che in un paese dove tutti si conoscono nessuno abbia sentito il dovere morale di andare dai genitori di questi bulletti da strapazzo a dire qualcosa? Possibile che nessuno abbia sentito il dovere di prenderli a calci nel sedere? Io non posso credere che nessuno abbia fatto nulla, che nessuna abbia sentito il dovere morale di difendere “il matto”, perché se così fosse stiamo davvero ballando sull’orlo di un baratro di inciviltà che non riesco nemmeno ad immaginare.
E badate bene: non sto giudicando o condannando Manduria e i suoi abitanti, perché di casi del genere temo sia pieno il nostro Paese, con un numero imprecisato ma certamente non limitato di “matti di Manduria” che vengono (o rischiano di essere) derubati, malmenati, uccisi solo dalla follia di persone senza ideali, senza educazione, senza paura “del papà”.
Io spero davvero di sbagliarmi.
Ciao, Antonio, sono sicuro che lassù sapranno darti ascolto.