L’ora più buia (di Stelio W. Venceslai)

Passata la festa, gabbato il santo. Qui, di santi gabbati, ce ne sono parecchi.
Cominciamo dal santone storico: Berlusconi. La resurrezione non è roba per lui e
tanto meno la leadership di un Centro Destra vincente. Forza Italia è sotto, perde voti,
vince perché trainata dalla Lega. È andata bene a Tajani, che resta a fare il presidente
dell’Assemblea europea. Lì può essere molto più utile che fare la marionetta di Berlusconi.
Poi c’è Renzi, non è un santone, piuttosto un santino. Le ha provate tutte, le ha
fallite tutte. S’è salvata soltanto la Boschi, guarda caso, ma il PD nelle sue mani è
diventato uno straccio. Il pifferaio ha suonato e i topolini si sono gettati a mare quasi tutti.
Prima se ne va, prima il PD può rinascere.
Altra perdente è l’accozzaglia Bersani-D’Alema- Grasso-Boldrini, “er” mejo” della
sinistra, il peggio del passato, rottami di un bel tempo che fu.
Poi, ci sono i solitari: l’ex Ministro della salute, la Bonino (purtroppo) con Tabacci, le
formazioni minuscole di sinistra. ma agguerrite di rinnovato antifascismo tardivo. Non
contavano nulla e lì sono rimasti.
Vediamo i vincitori: Di Maio, in prima fila, con un successo straordinario e Salvini,
con meno numeri ma con un consenso che lo porta ad essere il leader del Centro Destra
che, come coalizione, ha il maggior numero di voti.
Anche Fratelli d’Italia ha avuto un certo successo, minore di quello che si aspettava,
ma è diventato l’ago della bilancia negli equilibri interni del Centro Destra.
Infine, e questo è un fatto altamente positivo, non c’è stata la diserzione temuta
dalle urne. L’affluenza è stata significativa, il popolo italiano è più responsabile dei partiti
che rappresentano.
Chiusi i commenti salaci, l’ora buia è per il Governo futuro. I primi scontri saranno
per le due Presidenze alla Camera e al Senato. Si vota con sistemi diversi. A occhio e
croce, il Senato dovrebbe andare al Centro Destra. Alla Camera, occorrerà un accordo su
un nome un po’ al disopra delle parti. Sarà difficile, ma non impossibile. In teoria,
dovrebbe toccare a 5Stelle. Come rifiutarla al partito che ha avuto il maggior numero di
consensi?
Per il governo, invece, le cose saranno ancora più complicate. Mattarella non avrà
un percorso facile, ma è ancora presto per fare previsioni. Mancano i dati definitivi. Per
fortuna, si fa per dire, c’è ancora in sella Gentiloni, un uomo buono per tutte le stagioni.
Passando ad un’analisi politica dei risultati, 5Stelle ha avuto un successo
clamoroso nel Meridione. Ciò significa che nel voto sono confluite tutte le irritazioni, i
ribellismi e i revanscismi del popolo meridionale. Sono stati distribuiti e rubati migliaia di
miliardi per il Sud, senza alcun miglioramento effettivo delle condizioni economiche e
sociali di quei territori.
Dall’invasione piemontese del Regno delle Due Sicilie il Meridione è stato oggetto
solo di spoliazioni e di truffe, molte delle quali maturate e condotte proprio dai
rappresentanti, politici e dalle cosche criminali che allignano nel Mezzogiorno.
Il consenso verso 5Stelle è il frutto della rabbia della gente e dell’impotenza dei
governi. Il Paese è politicamente diviso in due e il Movimento, di fatto, è l’alfiere di questa
rivoluzione Il consenso plebiscitario raccolto costringerà 5Stelle a occuparsi in modo
prioritario del Mezzogiorno.
Forse sbaglio, ma se hanno i Comuni, le Provincie e le Regioni, possono davvero
fare la Repubblica del Sud. Questa è una constatazione che non ha ancora attirato
l’attenzione dei nostri commentatori politici tradizionali.

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. La meridionalizzazione di 5Stelle è, a mio avviso, il fatto più significativo di questo
successo. Centinaia di nuovi parlamentari meridionali, se saranno consapevoli della loro
funzione e non cieca massa di manovra di Grillo e Casaleggio, potranno, forse, avviare un
cambiamento che si attende da più di un secolo.
In Puglia, le ambizioni di Emiliano, voce grossa e tentennamenti continui, sono
state spazzate via in un baleno. Taranto e l’ILVA attendono una mano ferma dopo
vent’anni di false promesse e programmi fasulli. In Calabria e in Sicilia, le cosche criminali
e le complicità saranno gradualmente cancellate? La Campania felix, sarà finalmente
amministrata da gente seria? È legittimo attendersi dei cambiamenti. In Lucania, Abruzzo
e Molise, la finiremo con le torri eoliche? Le regioni meridionali finiranno di avere dei
Presidenti che dopo qualche mese finiscono in galera?
Un’altra considerazione politica s’impone, di senso contrario, per quanto riguarda la
Lega. Anche Salvini ha fatto un miracolo, senza la iattanza di Di Maio.
Semplificato il simbolo, non più Lega Nord ma ridotto (o amplificato) a Lega, da uno
sparuto e malvisto 4%, molto chiacchierato dopo le assurdità di Bossi e del suo cerchio
magico, l’ha trasformato in un partito su scala nazionale, pescando consensi crescenti in
tutta la penisola.
La Lega è, al momento, trainante per il Centro Destra e oppositrice naturale di
5Stelle, in competizione diretta non solo nel Nord, dove ha stravinto, ma proprio nel Sud,
dove fino a qualche tempo fa era bandita. Qualche commentatore sostiene che i due
schieramenti hanno molte più cose in comune di quanto non sembri. Forse ciò è vero, nel
medio-lungo termine, ma al momento sembra del tutto improponibile.
In un ipotetico accordo con 5Stelle la Lega sarebbe facilmente soffocata. In
competizione, invece, Salvini è il leader della maggioranza di fatto uscita dalle urne. Una
posizione di forza che non avrebbe con 5Stelle.
Chiuse le urne, assegnati seggi, definiti i vincitori e gli sconfitti, comincerà il pietoso
esodo verso il polo d’attrazione vincente. Chi avrà l’incarico, il partito numericamente più
forte o la coalizione risultata vincente? A rigor di logica, poiché la disgraziata legge
elettorale voluta per battere 5Stelle si è rivelata un boomerang per i suoi autori, la
coalizione vincente dovrebbe essere la preferita.
Nella scorsa legislatura ben oltre 200 parlamentari hanno cambiato casacca, non
certo per ragioni ideologiche. Anche stavolta ci sarà molta spazzatura su cui mettere le
mani e Berlusconi, in questo, è un maestro.
I giochi non sono ancora fatti, ma scadenze importanti attendono il governo italiano
in carica, qualunque esso sia. Sarà dura far valere le nostre opinioni, se ne abbiamo, con
un governo fragile o solo di ordinaria amministrazione. Anche di questo dovrà tener conto
il Presidente della Repubblica.
Lo ripeto, l’ora è buia, nonostante i trionfalismi del momento.
Roma, 05/03/2018

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