Vi riporto di seguito lo scritto dell’amico Stelio Venceslai sulla questione dei tifosi (??) laziali, analisi che condivido quasi totalmente. Dopo il virgolettato di chiusura alcune considerazioni mie personali sulla vicenda.
“La questione delle scritte relative ad Anna Frank sulle magliette della Roma è cosa tanto ignobile che non meriterebbe neppure di parlarne.
Ne parlano invece tutti, gridando allo scandalo, anche il Lotito, il presidente della Lazio, che di gran lunga avrebbe fatto meglio a stare zitto, data la sua inconsistente realtà intellettuale.
Allevare, foraggiare e sostenersi su una squadra d’imbecilli, detti tifosi o tifoseria, è già di per sé una colpa grave. Certo, per essere “seguaci” d’una formazione calcistica non si fanno gli esami, neppure neurologici, e la cultura non è richiesta. Si è imbecilli e basta. Ma imbecilli e cattivi è una combinazione pericolosa.
D’altro canto, se il loro Presidente chiama sceneggiata una visita doverosa di scuse al Rabbinato di Roma, siamo perfettamente in coerenza con quella squadra d’imbecilli di cui sopra.
La corona di fiori portata dal sullodato Presidente, invece di gettarla nel Tevere, avrebbero dovuto sbattergliela in faccia. Ma, si sa, gli ebrei sono molto più educati dei tifosi e dei calciodipendenti o calcioprofittatori. Hanno storia, gli Ebrei, dietro di loro, e cultura e sofferenze, cose che i nostri tifosi non hanno neppure la più pallida idea di che significhino.
Attorno al calcio (francamente, uno sport che non amo), girano troppi miliardi, molti scrocconi e truffatori, parecchi imbecilli. Così va il mondo e perché dolersene? In fondo, il calcio è un piccolo specchio di quel grande circo mediatico che è la nostra politica.
Ma che c’entra Anna Frank con il calcio? Che c’entra l’Olocausto con il calcio? Che c’entra la politica (la Lazio è di destra, la Roma è di sinistra) con il calcio? Nulla.
È il vuoto nelle teste degli aficionados che alimenta, nella crassa ignoranza di pressoché tutto, miti e stupidaggini. La gente ha bisogno di miti e di rigatoni. Altro non serve. E per sentirsi uomini, giù addosso al debole (meglio se barbone o femmina), al disabile, e se non basta, all’ebreo, possibilmente morto perché, non si sa mai, se vivo, potrebbe reagire. Volete mettere la gloria, il vanto, di dissacrare un martire della violenza razzista?
Anna Frank aveva appena tredici anni, ma la sua giovanissima età non l’ha salvata dall’inumana ferocia nazista. Non aveva fatto in tempo neppure a conoscere il mondo che si apriva ai suoi occhi di adolescente, reclusa com’era in un buco, per sfuggire alla morte.
Tra gli imbecilli identificati dalla Questura, pare che ci sia un tredicenne. Un coetaneo, un piccolo feroce imbecille che vorrei vedere per due anni rinchiuso in una specie di cella per sfuggire alla morte. Purtroppo, non è così. Va a mangiare la pizza, s’atteggia ad uomo grande con i soldi di famiglia, è un bravo ragazzo, dice la madre.
Anche Anna Frank era una brava ragazza, ma non faceva la vita, non poteva fare la vita del suo coetaneo di oggi.
Anna Frank è il simbolo d’una giovinezza oltraggiata e perduta. Un simbolo sacro di ciò che non dovrebbe avvenire mai, in un mondo di persone civili. Gli altri, i tifosi imbecilli, sono invece il simbolo d’una società chiassosa, stupida e violenta, incivile e corrotta, guidata da trucidi e ignoranti, il peggio del Paese.
Negli stadi si consuma la follia d’una società che non ideali e contenuti, se non le prodezze di questo o di quel calciatore, di quest’arbitro o di quel presidente di club. Attorno, girano miliardi, truffatori, scommesse, corruzione e marciume (per le persone corrette, che parlano in punta di lingua, si tratta di “sponsorizzazioni”). Altro che sport!
Credo che non ci sia vergogna più grande di quella che si è consumata durante una partita di calcio. Bestie, solo bestie urlanti.
Questi imbecilli, compreso il loro Presidente, non vanno puniti. Andrebbero isolati (altro che DASPO!) dal mondo civile e condannati ad andare a scuola almeno per tre anni, non a fare una gita ad Auschwitz, tanto non capirebbero niente.
Apprendo che sono in giro, per la “festa” di Halloween (un’altra americanata per far soldi e violentare le nostre tradizioni), costumi da Anna Frank. Mi disturba financo lo scriverlo. Mi auguro che nessun padre o madre possa comprarli.
Fuori c’è il sole d’un ottobre morente, ma non riesco ad apprezzarlo. L’indignazione mi riempie il cuore. Se questo è il mio Paese, capisco perché l’emigrazione degli Italiani migliori cresca di anno in anno.”
Il prof. Venceslai dichiara di non amare il calcio, cosa che in buona parte condivido, ma mi permetto di dire che quello lì non è calcio, è solo essere stupidi, né più e né meno di tanti altri che filmano il pestaggio di un disabile per poi metterlo in rete, o dei ragazzini che obbligano il compagno disabile a mangiare la merendina che prima hanno accuratamente imbevuto dell’acqua dello sciacquone. Potrei continuare, ma mi fermo qui.
Trovo che tutta questa vicenda sia piena di significati negativi, oltre a quelli sottolineati nell’articolo del Prof. Venceslai; lo dico perché ho trovato davvero risibili alcuni commenti che ho letto, tutti ovviamente impregnati del proprio credo calcistico, come se fosse quello il problema. I laziali a difendere l’episodio, i romanisti ad esecrarlo come se la loro tifoseria fosse meglio. Solo ieri sera, prima della partita con il Crotone, le telecamere hanno inquadrato più volte degli edificanti striscioni con la scritta “Lazio Merda” o “Muori Laziale” che trovo non molto diversi. Poi, il dire “Eh, ma cose di quel genere le fanno tutti i tifosi” non cambia il concetto di mera imbecillità di chi lo fa, anzi se possibile peggiora le cose, perché vuole dire che gli imbecilli sono equamente distribuiti un po’ ovunque.
Poi, leggere i Diari di Anna Frank allo stadio è da considerarsi una reazione semplicemente infantile e ridicola, perché di quelli seduti sugli spalti in attesa dei loro idoli, almeno l’80% ignora chi fosse costei, alcuni dei giocatori lo hanno pure detto e comunque l’arena aspetta altro.
La sceneggiata alla Sinagoga di Roma andava evitata, ma non solo per la frase attribuita al Presidente della Lazio, ma in generale, perché è stata fatta male e senza che avesse un senso vero. Poi chi ha buttato la corona nel Tevere ha fatto ancora di peggio: caro Stelio, credo che con questo gesto (ammesso che lo abbiano commesso gli addetti alla Sinagoga) si sia solo creata altra confusione, oltre a sporcare il Tevere peggio di quello che è. Non so se Pinuccia Montanari abbia già mandato qualcuno a raccoglierla nel fiume, ma per me non andava buttata lì.
Per fortuna non tutti quelli che vanno allo stadio sono imbecilli, ci mancherebbe: non sono però d’accordo con chi dice che sono “quattro cretini”, perché temo siano molti di più, tollerati da chi va allo stadio solo per vedere una partita di calcio. Se porti tuo figlio di sei anni a vedere una partita e gli compri una sciarpa con scritto “Laziale, mò te gonfio”, sarai pure erudito su Anna Frank (ammesso che lo sia) ma sei e rimani un imbecille, purtroppo.
Seguo la pallavolo, la Formula 1, lo sci e mai ho visto scene più deliranti di quelle che si vedono troppo spesso sui campi di calcio: in Formula 1 ci sono 10 squadre, ogni GP conta non meno di 100.000 persone, come mai lì non succede mai nulla? Io non lo so, ma mi fa pensare male del calcio e di tutto quello che gli gira intorno.