E oggi tocca parlare di nuovo della gogna politica e mediatica che il sistema della Giustizia italiana commina ad alcuni cittadini, e che viene amplificata in modo esponenziale dai media, dai ghigliottinari dell’ultima ora, dai disinformati da bar e dai farisei da salotto.
In poche ore abbiamo avuto alcune sentenze che avrebbero dovuto suscitare un clamore mediatico e popolare almeno uguale a quello suscitato dagli avvisi di garanzia ricevuti dai soggetti in questione, e invece siamo tutti lì a dire se ieri sera ha vinto Renzi o Zagrebelski, e chisssefrega di chi ha vinto un dibattito televisivo, per favore.
Provo, per sommi capi, ad analizzare le questioni di cui parlo, cercando di rimanere il più “asettico” possibile rispetto ai fatti contestati.
Primo caso: Vincenzo de Luca, Presidente della Regione Campania, uomo di antipatia massima, ma che non la manda a dire a nessuno. Ha subito un processo lungo 18 anni (vuole dire 6570 giorni di vergogna), è stato definito impresentabile dalla Presidente dell’Antimafia, è stato ritenuto colpevole anche della cacca dei piccioni a Salerno, e nello specifico del processo “Sea Park”, cioè un parco acquatico che non fu mai realizzato nell’area della dismessa Ideal Standard. De Luca è stato assolto insieme ad altri 41 imputati tra tecnici, funzionari comunali e imprenditori coinvolti nel progetto e nell’iter di realizzazione, avviato nel 1998 e mai arrivata a conclusione.
Va ricordato che durante l’inchiesta e i successivi atti tecnici dell’indagine, la Camera dei Deputati negò le intercettazioni di De Luca, all’epoca deputato del PD, che dovette difendersi anche da tre richieste di arresto, che furono tutte respinte. Dalle intercettazioni “indirette” visto che De Luca non fu mai intercettato, si evince che alcuni coimputati discutono con De Luca della vicenda Sea Park e tra di loro anche del deputato. Lasciatemi dire che non si capisce dove stia il reato se “ne parlano”
Le intercettazioni furono distrutte, dopo una battaglia legale aspra, quindi non abbiamo la riprova di quello che fu detto, ma De Luca è stato assolto, e aveva anche rinunciato alla prescrizione, atto non comune in questo strano Paese.
Secondo caso: Ilaria Capua, accusata nel 2014 di “diffondere virus” per accordi fantomatici con le Big Pharma, finisce nel registro degli indagati, l’accusa passa in giudicato, non ha più alcun carico pendente, potrebbe rimanere a fare il Deputato di Scelta Civica. Invece, con un atto a mio modo di vedere di grande coraggio e rispetto per sé stessa, presenta la dimissioni alla Presidente della Camera, la sua richiesta viene messa ai voti e la Camera “approva”, con 238 voti a favore e 179 contrari. Vale la pena ricordare che l’inchiesta ebbe inizio nel 2004, quindi ci sono voluti 12 anni per decidere il ” non luogo a procedere” come dire ci siamo sbagliati, ciao. La Camera approva le sue dimissioni con scrutinio segreto, come se i colleghi dovessero nascondere la propria idea in merito, ma tanto ormai sappiamo che esiste il forcaiolismo a comando, lei sceglie di lasciare il Parlamento e lascia anche l’Italia, ritenendo che si stia meglio all’estero. Andate a vedere il suo profilo Wikipedia e ditemi se dobbiamo lasciar andare lei all’estero e tenerci Razzi, tanto per dire.
Terzo caso: Guido Bertolaso, accusato di omicidio plurimo colposo per non avere “previsto” il terremoto de L’Aquila, nel processo “Grandi rischi bis”, una delle più infami inchieste che questo Paese ricordi. Tutti assolti (tranne uno) in appello e poi in Cassazione, dopo essere passati per “assassini”, e molto altro, il tutto per una interpretazione quanto meno fantasiosa di una telefonata subito prima del sisma che ha distrutto l’Aquila nel 2009. Qui è andata meglio: ci sono voluti “solo” 7 anni per arrivare a dire che si sono sbagliati e ciao. buonanotte ai suonatori.
Quarto caso: Gianmario Spacca, ex presidente della Regione Marche, accusato di peculato per le spese pazze della Regione, assolto il 12 settembre perché “il fatto non sussiste”, come se niente fosse, come se fossero spariti nel nulla le migliaia di articoli di giornale, servizi televisivi, blog, Facebook, twitter e balle varie in cui lo si dipingeva come un delinquente che rubava i soldi ai malati della sua regione. Spacca: ci siamo sbagliati, ciao anche a te.
Purtroppo si potrebbe continuare con le assoluzioni di D’Alì in Sicilia o di Errani e Richetti in Emilia Romagna, o altri magari molto meno noti ma non per questo meno “colpiti” dalla gogna giudiziaria e mediatica.
Non voglio scrivere troppo, non serve.
Chiudo solo con una domanda che, ovviamente, rimarrà senza risposta: chi paga per tutto questo? Chi paga i danni subiti dai tanti, troppi anonimi italiani che cascano dentro ad indagini e processi che durano anche 20 anni? Chi paga per le infamie, per le accuse false, per le offese gratuite?
Nessuno.
Ma se un medico sbaglia a leggere un dato clinico, vai di ricorsi e di rimborsi.
Su questo si dovrebbe lavorare in Piazza del Parlamento e zone vicine.
Buo sabato a tutti.