Battute (di Stelio W. Venceslai)

 

Renzi dice che potrebbe vendere alcune regioni d’Italia alla Germania per pagare il nostro debito pubblico. Io dico, spesso, che per pulire il Paese ci vorrebbero almeno 5.000 impiccagioni in una sola notte.

Sono battute, sia per lui sia per me, ma se io, cittadino sconosciuto, la dico in pubblico, vado in galera, se lo dice lui, che è il Presidente del Consiglio della Repubblica italiana, no. Va solo sui giornali.

Questa è, in sintesi, la situazione nel Paese. Da sempre chi sta sopra può permettersi tutto, chi sta sotto, ricade nell’imperio della legge. Chi fa la legge? Chi sta sopra. Qualcuno dirà che è la maestà del Parlamento a decidere e che il Parlamento è espressione della volontà dei cittadini e, quindi, tutto va bene. E invece, no. Un Parlamento eletto dai cittadini deve essere moralmente autorevole e lavorare per l’interesse dello Stato. Siamo davvero convinti che sia così?

La responsabilità di chi vota è grande, perché chi si sceglie ha un mandato a rappresentare tutta la nazione. Se è un personaggio squalificato, ignorante, corrotto, complice d’interessi che non sono quelli del Paese, è una scelta sbagliata e dannosa per gli interessi di tutti.

La responsabilità di chi non vota è ancora più grande, perché delega ad altri la sua funzione sovrana e, spesso, gli altri sono coloro che hanno interesse a che sia eletto qualcuno che può loro far comodo, non certo per l’interesse di tutti.

Questa responsabilità collettiva, nella realtà di oggi del nostro Paese, si traduce in un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale dalla Corte, in un Governo dove gli ultimi tre Presidenti del Consiglio non sono mai stati eletti, in un Presidente della Repubblica che è un’ombra vagante. Per essere l’Italia la patria del diritto, non c’è male.

Questo Parlamento, ora, è prossimo a varare un’ennesima legge elettorale per la “governabilità” (leggi: restare al potere, non governare bene) per la quale i deputati sarebbero in gran parte nominati e non eletti. Se questa legge sarà approvata, lo sarà da deputati che, se non saranno eletti, sperano d’essere almeno “nominati”.

Dove vanno a finire la democrazia e la libertà di scelta di coloro che votano? Che senso ha partecipare a questo festival della libera volontà dei cittadini?

In genere, il sentimento comune è d’indifferenza, se non di scoramento. Qualche volta anche di rabbia impotente. Troppo spesso la volontà dell’elettore è stata tradita dai suoi rappresentanti che o per quattrini o per incarichi, passano da una parte all’altra, inventano raggruppamenti nuovi per percepire quattrini, liberi da ogni vincolo di rappresentanza proprio perché, alla fine, nominati od eletti, sono in libera vendita e possono concorrere a fare leggi che tutelano i loro interessi occulti, quelli dei loro sponsors e quelli di una ristretta cerchia di parenti, amici e confidenti.

Questo travisamento della volontà popolare è talmente diffuso che lo si dà per scontato. Si sa, la politica è questa. Ma davvero è così e dobbiamo accettarla come un fatto compiuto?

La gestione della cosa pubblica è un affare serio, non è un assalto alla diligenza dove, ogni tanto, qualcuno muore, ma il bottino è sicuro. Sessanta milioni di cittadini italiani sono alla mercé di un sistema truffaldino e disonesto.

Se questo sistema fosse almeno capace, ogni tanto, di risolvere i problemi dei cittadini e delle imprese, potrebbe anche essere accettabile. Purtroppo, è facile costatare che non è così. Addirittura, a Roma, l’impressione è che nessuno voglia vincere alle amministrative, tanto le cose si sono degradate.

Le vanterie del nostro Premier cadono nel vuoto. Agitarsi sulla scena come un piccolo clown di provincia non rassicura nessuno. I conti sono in rosso, le tasse stanno raschiando il fondo della botte, le previsioni ottimistiche della vigilia sono smentite dalle statistiche, il debito pubblico aumenta così come aumenta il numero dei senza lavoro, le imprese soffrono ed i servizi pubblici non funzionano. Non è colpa di Renzi, i mali sono antichi, ma Renzi ci ha imbonito di chiacchiere e di riforme fuorvianti. Alla resa dei conti, siamo ad un passo dalla Grecia.

L’Europa è stato un ideale per molti. Per il nostro sistema politico un luogo dove inviare gli inutili od i trombati. I risultati si sono visti. Ora facciamo la faccia feroce, ma dietro non c’è nulla, al massimo Alfano.

In Argentina il nostro Presidente del Consiglio, all’Università di Buenos Aires ha tenuto un discorso nobile e bello di cui ho condiviso ogni parola. Non so chi glielo ha scritto, ma deve essere qualcuno che non vive in Italia e che non sa che, anche qui, dietro, non c’è nulla, ma solo un Paese inquieto ed un sistema corrotto ed inefficiente.

Il tempo delle chiacchiere e dei sotterfugi stia finendo. O l’occupazione dello Stato si completa, ed allora è la fine della nostra fragile democrazia, o qualcosa avverrà perché questa genia di corrotti e d’incapaci che ha inquinato tutto non sia più né votabile né votata.

Dobbiamo essere responsabili nell’esercizio della nostra sovranità elettorale, se ci permetteranno ancora di votare e di scegliere liberamente. Dopo, non ce lo permetteranno più.

Roma, 20 febbraio 2016.

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