Umberto Mucci dixit

Come premessa: per quanto io conti zero, e quindi zero conti la mia ammissione, personalmente ho perso su tutta la linea. Ho cercato per quanto in mio potere di esporre quotidianamente fatti, realtà, verità che spiegassero la follia di un voto grillino, e loro sono il primo partito. Ho cercato di combattere come potevo anche la seconda follia, il voto a Salvini, e quello è il primo partito (l’unico, ormai, tra quelli sopra il 5%) del centrodestra. Non sposto nulla, sicché la mia è una sconfitta che conta poco, per tutti. Non per me, pesa come un macigno, un orrendo punto di non ritorno che rende quasi impossibile continuare le cose come prima.

Condivido col capo chino di colui che per una volta vede solo nero di fronte a sè, sempre rispettando il risultato delle urne, qualche (forse troppe, il post è lunghetto) pillola di stupidità (del sottoscritto)

– Coloro che hanno votato no a un referendum che tra le altre cose garantiva risultati certi la sera del voto, una sola Camera e soli 315 deputati, oggi non hanno alcun diritto di lamentarsi perchè ad ora non si ha la minima idea di quale governo ci sarà, se ci sarà, con quale maggioranza, crdibilità o garanzia di un minimo futuro. Zitti, zittissimi: siete voi che avete causato questa situazione di instabilità, e non è che non vi fosse stato detto che sarebbe finita così.

– Mi colpisce la sostanziale uguaglianza tra i dati della Camera e quelli del Senato: non ricordo di aver mai visto una così palese cancellazione di qualsiasi differenza tra come hanno votato i giovani dai 18 ai 25 e come hanno votato gli altri.

– Come dice Pietro Salvatori, è la prima volta da tanto (ed è un dato clamoroso) che il partito degli astenuti non è il primo del Paese

– Non credo in un asse grullini/leghisti. Questo tipo di cose accade quando c’è una coalizione obbligata, certo: ma anche quando uno dei due in coalizione esce ridimensionato, e l’altro vincitore. Grullini e leghisti hanno entrambi stravinto queste elezioni: al di là delle convergenze su alcuni punti programmatici, non li vedo camminare insieme. E poi Salvini ha 40 anni, il centrodestra in mano e un futuro luminoso (per lui, e buio per noi): per quale motivo dovrebbe impancarsi a fare il portatore d’acqua ai grullini? Tra l’altro, nel nuovo mondo populista che ci contraddistingue, il potere ammazza chi ce l’ha, all’opposizione si sta tanto bene: si sparano follie irrealizzabili, si avvelenano le coscienze, si gioca sulla paura e sulla lamentela.

– Politicamente, per carità solo politicamente, Berlusconi è morto. Lo so benissimo che questa frase è stata detta tante volte, è verissimo. L’uomo ha sette vite (di nuovo: politiche), ma credo che questa appena conclusa sia appunto la settima. Non c’è rimasto più nulla. Cosa succede adesso non lo so, ma FI è a serio rischio rompete le fila. Anzi, non so come possa rimanere ancora in piedi, se non per mere questioni di soldi.

– Sempre politicamente, è morto anche Renzi. Ma è notizia vecchia, del 4 dicembre 2016. Chissà se ora se ne renderà conto anche lui. Anche nel PD, cosa succede non lo so. Ma non credo che rischi la scomparsa, per quanto incerottato e tumefatto è ancora il partito della sinistra europea con la percentuale più alta, e non ha seri contendenti alla sua sinistra che minacciano di superarlo: ha solo sciocchi kamikaze che si fanno esplodere pur di farlo perdere, il che è un problema mica piccolo, ma non una minaccia egemonica.

– A proposito di partitini, guardate che è enorme la somma del numero di voti dati a cosette assurde da liberi e uguali in giù. tutta roba rivolta verso l’indietro, isterica e retrograda, violenta e sbagliata, con le eccezioni di + Europa (grande delusione e fallimento, purtroppo) e 10 volte meglio, che almeno ha fatto una campagna con proposte concrete e competenti che guardano al futuro.

– Con tutti i distinguo del caso, e se qualcuno si sente offeso mi spiace ma apra la mente e faccia un’analisi seria e onesta, il sud clientelare si è scelto i suoi nuovi padroni che comprano i voti con le promesse pindariche. Non è una novità, e non è un caso. Onore a chi a sud cerca di ragionare, e lavora duro, circondato da una maggioranza che purtroppo, a dispetto di luoghi meravigliosi pieni di storia, cultura e talento, si butta via ogni volta e incolpa sempre gli altri, come farà qualcuno adesso con me.

– Da qui in avanti sarà, garantito e certificato, tutto un “dateci tempo, abbiamo promesso ma ereditiamo una situazione bruttissima”. A Roma dura da quasi due anni, e evidentemente funziona, anche in presenza di dolorosi quotidiani fallimenti. Mi pare di capire che i risultati di ieri dicono che nonostante tutto, a Roma i grullini reggono abbastanza bene. L’effetto Raggi, ovvero la quotidiana, drammatica, lucidissima dimostrazione dell’incapacità grullina, continua incredibilmente a fare (a loro) pochissimi danni elettorali.

– Fa malissimo dirlo, poi a uno come me, figuriamoci: ma siamo il Paese più populista d’Europa. Anche, non solo, ma anche perché siamo quello che fornisce alternative meno valide ai populismi. Non ci sono Macron, Merkel o Rajoy, qui. Non a capo di partiti importanti e grandi.

– Come dicevo ieri, in questi giorni assisteremo comunque ad una rimescolata di carte, seggi, simboli, gruppi e riposizionamenti che i dati di oggi sembreranno un lontano ricordo già tra due settimane.

– Tra i più patetici, lo dico senza rancore, asetticamente, ci sono gli astenuti che si pensano di essere migliori degli altri. A giugno del 2016 a Roma si astennero in tanti, anche allora alcuni pensando di essere migliori degli altri. Sarebbe carino che qualcuno di essi spiegasse non dico 100, non dico 10, ma anche solo una conseguenza positiva che sia arrivata a Roma e ai romani dalla loro astensione. Per carità, legittima e un loro sacrosanto diritto di cui nessuno deve contestare la validità. Ma è come prendersi a martellate le palle e pretendere di far credere di stare meglio. Ma certamente, continuate così. Purtroppo il dolore e gli effetti negativi li sentiamo anche noi, tanto. Anzi: li sentiamo solo noi. A loro in realtà piace, anche perché così poi possono continuare a mettere in pratica la loro unica ragione di vita: lamentarsi.

– E’ vero che uno oggi non vorrebbe essere Renzi, o Berlusconi, o Bonino, o Grasso, o per altri motivi Mattarella. Io però non vorrei essere Giggino o’pallonaro. Ha battuto ogni record di promessa elettorale irrealizzabile, e ha vinto. Se sarà lui a guidare il governo, adesso sono cazzi acidissimi, suoi e nostri. Passerà i primi anni a ripetere la frase di cui sopra (è sempre colpa degli altri), accampare scuse, fare gaffes, prendere portate in faccia, arroccarsi nella sua torre d’avorio, mentire, perdere pezzi. E per un po’ gli daranno retta. Poi un giorno la fiducia finirà, la pazienza finirà: la realtà si incarica sempre di tirarti una secchiata d’acqua gelida in faccia, e non sbaglia mai il bersaglio. resta da capire quanti e quali ulteriori danni saranno stati fatti. Direi non pochi, non pochi per niente.

– Le due uniche mie consolazioni sono che sembra che nel mio collegio abbia vinto Riccardo Magi, un radicale; e che nella mia regione abbia vinto Nicola Zingaretti, un socialdemocratico. Il fatto che uno che si ispira a idee liberali sia ridotto a dire una cosa così dà la misura del disastro.

– Alla fine, è tutto molto complicato, sempre. Ho passato gli ultimi anni a promuovere in America l’Italia e gli italiani. Non so quando mi tornerà la voglia. Meglio. Non so SE mi tornerà la voglia. Ma per ora si va faticosamente avanti a farlo, e lo si fa qui. Per ora.

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