Il qualunquista

Ebbene sì, per una volta voglio essere qualunquista anche io.
Fra un mese si va a votare per rinnovare il Parlamento e il Senato, appuntamento di fondamentale importanza in una Democrazia o presunta tale.
Come succede sempre, si scatena la corsa al posto in Parlamento, tutti contro tutti, lunghi coltelli sfoderati e usati come se non ci fosse un domani, amici che diventano nemici e nemici che fanno gli amici, salvo poi scordarsi di te il giorno dopo le elezioni.
Per svariate ragioni che non sto a spiegarvi, ho seguito un po’ più da vicino del solito la “campagna acquisti” dei partiti di questo periodo, ricavandone una sensazione fastidiosa di malaffare diffuso, di vendette consumate all’ombra dei ristoranti romani o nelle segrete stanze dei partiti o su presunti modelli democratici 4.0 che poi però devono passare al vaglio di qualcuno.
E in questo gioco perfido capita che ci sia anche qualche amico, di cui non faccio il nome per evidenti motivi, che rimane triturato perché “sai, non possiamo dire di no a quello lì, porta tanti voti e noi ne abbiamo bisogno”, con il risultato che la persona in gamba resta a piedi e vanno avanti altri sulle cui qualità (a parte legami che di politico hanno poco) ho seri e fondati dubbi.
Poi, per fortuna, nel gioco delle parti ci sono anche altre persone di cui ho grande stima, che invece vengono chiamati “al volo” per essere candidati e io spero tanto che vengano eletti perché questo Paese ha tanto bisogno di competenza, serietà e professionalità.
Nel mio percorso lavorativo sono passato dalla multinazionale (che tanto resta sempre in piedi) alle realtà produttive più piccole, quelle legate al territorio, quelle fatte di persone che si smazzano le loro fatiche tutti i santi giorni, quelle persone che avrebbero bisogno di sostegno, di aiuti, di finanza, di essere aiutati a “fare impresa”, perché solo aiutando questi Imprenditori lo Stato può pensare di incassare le tanto odiate tasse che servono a tenere in piedi il baraccone.
E invece?
E invece questi Imprenditori sono costretti a lottare tutti i giorni con la burocrazia, le difficoltà di accesso al credito, lo scollamento che molte Istituzioni hanno con il territorio, restando legate ai palazzi del potere (ubiquitari su tutto il territorio nazionale), algide nel loro modo asettico di procedere, senza nemmeno prendersi il disturbo di capire quali siano le reali esigenze di chi poi dovrebbe andare a votare.
Leggo, sento e vedo tante sterili discussioni su lauree più o meno finte, su questioni personali che di politico hanno nulla, numeri lanciati a caso solo per accattivarsi più voti possibili, viaggi in giro per l’Europa che non è più Europa, a rassicurare gli investitori stranieri, mentre nessuno rassicura gli italiani (che sono poi quelli che votano, mica Morgan Stanley), ipotesi fantasiose, candidati che nemmeno faranno campagna elettorale perché “tanto il collegio è sicuro” e altri che invece si sbatteranno nel loro collegio sperando di attirare voti che oggi sanno di non avere.
E l’economia? E il lavoro? E il Welfare? E La sanità? E l’immigrazione? E la Giustizia? E tutto il resto? Chi sta dando ricette credibili? Chi ha un programma vero sulla microeconomia nazionale, quella che genera il PIL, quella che mette le persone in grado di lavorare, guadagnare uno stipendio, spendere, comprare casa, macchina, vacanze, e tutto il resto?
Abbiamo assistito ad una indecorosa farsa sulle banche e sulla loro gestione, con un finale da operetta fatta male, che nulla ha detto su quello che a me pare di fondamentale importanza: l’accesso al credito delle PMI che, senza aperture di questo tipo, non possono andare avanti, non possono assumere, pagare i fornitori, fare investimenti sul futuro, essere e rimanere su un mercato spietato, di qualunque prodotto si parli.
Avete mai provato, come legali rappresentanti di entità produttive, ad affrontare il mostro burocratico nel quale siamo immersi da (quasi) sempre? Io lo faccio più o meno tutti i giorni, e il mio livello di incazzatura cresce in modo esponenziale, perché conoscere e rispettare alla lettera tutte le leggi, leggine, dispositivi, circolari, è quasi impossibile. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire.
Di tutto questo (e di molto altro) si potrà occupare chi aveva promesso 100 e ha mantenuto 10? Se ne potrà occupare chi riemerge dalle nebbie della beauty farm nella quale ha passato gli ultimi tre anni, presentando un simbolo nel quale si proclama Presidente sapendo di non poter fare neanche il Presidente del condominio? Se ne potrà occupare chi viene dalla “società civile” come emerito sconosciuto senza nessuna esperienza di nessun tipo? Se ne potrà occupare chi salta da un partito all’altro come se niente fosse, o si candida in città nelle quali finora non ha mai messo piede? Se ne potrà occupare chi, per mera vendetta, fonda partiti da prefisso telefonico solo per far fallire l’idea politica che, magari, ha contribuito a creare negli anni?
Io credo sinceramente di no, e questo mi preoccupa molto.
La campagna elettorale è davvero pessima, senza contenuti, senza Politica con la P maiuscola, al punto che rimpiango De Mita & c, io che ho sempre pensato che la DC di una volta fosse il peggio possibile. Bene, mi sono in parte ricreduto perché quello che allora c’era e oggi io non vedo è quella “scuola di politica” che faceva crescere le persone in quello che è una professione vera e propria: il Politico. A me pare che oggi non sia più così, si candidano magari persone degnissime, ma che non hanno la più pallida idea di cosa sia un Decreto Legge, o come si scriva un emendamento, o cosa voglia dire accedere ad un finanziamento europeo.
In altri termini, sono molto preoccupato per il futuro del mio Paese, quello che ha delle potenzialità inespresse che potrebbero farci stare stabilmente nel Gotha dell’economia mondiale, e che invece vengono troppo spesso soffocate da una politica cieca, una burocrazia spaventosa e un intreccio di interessi che non portano certo al bene delle aziende.
Io spero che chi verrà eletto, non mi interessa per quale partito, inizi davvero a tenere conto delle realtà di questo Paese, della sua economia reale, della quantità enorme di piccole e medie imprese, di liberi professionisti, di imprenditori che hanno bisogno del supporto dello Stato, non possono e non devono vederlo come “nemico”, non ha senso!
Appoggerò gli amici candidati al di là della loro appartenenza politica, perché vorrei vedere un Parlamento e un Senato di persone che valorizzino questo Paese, non che si preoccupino delle loro poltrone.
Speriamo bene.

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