Elogio del cretino

Mi dicono che il mio blog pare sia troppo serio (o serioso), visto che tratto indegnamente temi di attualità che sono, purtroppo per noi, spesso seri a prescindere da chi ne parla.

Bene, allora, per una volta, voglio provare ad essere leggero (vista la mia stazza pare essere piuttosto difficile), e condividere con voi l’elogio del cretino.

Intanto: chi è il cretino? E’ quella variegata tipologia di personaggio che si identifica come un grande risolutore di problemi, un profondo conoscitore di questo e di quell’altro, quasi sempre millantando conoscenze che non ha e che mai potrà avere, ma al  quale vanno riconosciute indubbie doti comunicative e di convincimento. Questo solo per dire che c’è sempre qualcosa da imparare da tutti, anche da loro.

Non ho in mente una figura precisa, non mi sto riferendo a qualcuno in particolare, ma trattasi di tipologia umana talmente diffusa da essere paragonabile alla “invasione” degli extracomunitari, peraltro numericamente inferiore.

Questa tipologia umana segue in modo veramente parossistico la politica e gli avvenimenti mondiali, per cui nel tempo ha cambiato modalità espressive. Vi riporto di seguito alcune frasi tipiche che fanno parte del lessico quotidiano di questi bipedi, a voi l’arduo compito di mettere nella giusta relazione la frase con la relativa fase storica degli ultimi anni.

  • “Guarda, te lo dico di sicuro e lo sai solo tu perché sei un amico: S. si fa di Viagra, me lo ha detto uno della sua sicurezza privata, non quelli che paghiamo noi”
  • “Lo so, lavorare con gli arabi non è facile, ma c’è un mio amico che è amico del cugino dell’Emiro, dimmi cosa ti serve e ci pensa lui”
  • “Beh, certo, Gheddafi non è un santo, ma quando sta in Costa Smeralda mi invita sempre a bordo del suo yacht, non ti dico che lusso…….”
  • “Ho un amico che ha strettissimi rapporti con il Ministro dell’Industria Cinese, se vuoi andiamo a parlare con lui e avrai tutte le strade aperte in Cina”
  • “Putin? Certo che ne ha ammazzata di gente, lo so perché ho un amico che è stato nei Servizi segreti russi, hanno fatto un sacco di casini ma adesso con lui stanno bene tutti, credimi”
  • “Guarda, non posso dirti di più, ma mio cugino è nei Servizi, mi dice certe cose che non ti puoi neanche immaginare” (immarcescibile e senza tempo, questa)
  • “Ti serve una mano in Vaticano? E che problema c’è, conosco tutti lì dentro, andiamo insieme. Io ci compro la carne, la benzina, i vestiti e spendo pochissimo!”

L’elenco potrebbe continuare, ma mi fermo qui solo per non annoiare chi ha la sventura di leggere il mio blog.

Perché vi dico queste baggianate? In realtà è già un po’ che ci penso, perché le frasi sopra non sono inventate, ma sono frutto della mia elefantesca memoria, le ho sentite prima o poi tutte, magari non dette a me, ma le ho sentite tutte.

Quello che devo dire ad onore della tipologia umana di cui sopra è che questi personaggi hanno una assoluta facilità a trovare qualcuno che ci crede, anche di fronte alla evidenza più assoluta di fandonia senza vergogna, e questo perché la loro capacità di essere credibili è altissima. Quindi, onore a loro che riescono a farsi “belli o belle” davanti al pirla di turno, quello che esce ammirato da questi fantomatici colloqui, convinto di avere trovato la soluzione ai suoi problemi e di avere appena parlato con un fenomeno paranormale.

Io ormai, data l’età e l’esperienza, trovo costoro decisamente divertenti, ed ecco perché li elogio: ci vuole una faccia di bronzo incredibile per essere così, ma forse stanno meglio loro di me.

Chi è il cretino?

Ad maiora, vado ad aprire la porta, dovrebbe essere il Presidente della Repubblica che mi viene a trovare.

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Un commento

  1. Silvia

    È vero Paolo, purtroppo anche io non riesco più a ridere, sebbene se ne senta il bisogno…. di ridere! Tu fai bene a continuare a compilare questo perfetto “Bestiario cretinopedico” perché “repetita iuvant” e, l’educazione passa anche attraverso l’ironia. Certo che tutti questi esempi rischiano di alimentare quel senso di disgusto e sfiducia in tutto quello che può rappresentare un tentativo di cambiare un po’ le cose, primo tra tutti il dovere al voto, al quale ormai nessuno quasi più crede! Oppure etichettare come “nazionalpopolare” qualsiasi richiamo alla cultura ed educazione, soprattutto se fatto con modi garbati. Ai ragazzi serve l’educazione ma prima di tutto l’esempio. Perché non esiste un processo di auto consapevolezza nel mondo della scuola o dell’Università? Perché i professori che credono nel valore del loro impegno, non si schierano al fianco dei ragazzi anziché usare metodi intimidatori? Nel mondo del volontariato esiste un grado di competizione molto elevato che porta per esempio a creare associazioni su associazioni in gara tra loro. E aggiungo….. più “anziani” sono e più difficile è cambiarli!

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